Scrivi, ti prego. Due righe sole, almeno,
anche se l’animo è sconvolto e i nervi non tengono più. Ma ogni giorno. A denti
stretti, magari delle cretinate senza senso, ma scrivi. Lo scrivere è una delle
più ridicole e patetiche nostre illusioni
.

sabato 30 aprile 2011



Picnic Indiano.
Siamo a Bombay da un mese, ogni mattina il sole splende alto nel cielo e la temperatura arriva velocemente ai 40 gradi. Le giornate passano velocissime tra il lavoro d’ufficio e la scoperta’ della societa’ e delle abitudini indiane.
La citta’ e’ caotica, affollata, inquinata e si fatica a trovare il proprio spazio in quello che e’ difficile riconoscere come un ambiente famigliare. Ma sei si e’ curiosi e si ha voglia di scoprire si puo trovare il cuore pulsante della citta’ proprio nel mezzo del suo caos, nei mercati, nelle persone piu disparate, nei vecchi edifici coloniali e nei piccoli ristoranti lungo la strada. In india tutto e’ un avventura, dal prendere un tuc tuc ed assicurarsi che ti porti nel posto giusto, a contrattare per delle verdure di strane forme e colori, a conoscere i piatti della cucina locale, al trovare un film sottotitolato in inglese. Bombay balla, come tutta l’india, al ritmo di una musica dolce e allo stesso tempo inebriante, si tratta solo di seguirla e di gettarsi in pista.

Bombay. Venerdi 29 aprile. Temperatura 35 gradi.

La mia giornata inizia alle 6 am con io che faccio il mio ingresso nel nostro minuscolo bagno,ancora molto addormentata , e sul muro noto un topone enorme che mi guarda. Sapevo sarebbe successo prima o poi. Io e Elisa abitiamo in una suggestiva mini casetta sull’albero A Bandra, periferia a Nord di Mumbay. Senza scompormi troppo, mi lavo i denti e mi sbringo per il ritrovo alle ore 7am davanti al Navjeet, tanto oramai il baffuto coinquilino si era gia ritirato nei suoi alloggi.

Il programma di oggi e’ un “Picnic indian Style”. Qui la scuola è finita e i ragazzi avranno un mese di ferie, cosi ogni anno il Navjeet organizza una gita che qui viene appunto chiamato Picnic. La destinazione di oggi e’ il parco acquatico di Virar a nord di Bombay. Visto che alla gita partecipavano anche le ragazze del Sui&Dhaga, il gruppo di donne dello slum con lui lavoro, sono andata anche io come accompagnatrice, e Elisa come fotografa ufficiale.
Il pulman ero un vecchio pezzo di ferro della prima guerra mondiale, di quelli che hanno il cambio che va direttamente nel motore, l’aria condizionata era un ventilatore sulla testa del conducente e i sedili delle panche in ferro. L'autista era un omino minuscolo, e vederlo alla guida del bestiona giallo era parecchio comico. Poi c'era il secondo autista che stava appeso alla porta con la testa fuori. Qui ne le porte degli autobus ne quelle dei treni si chiudono mai. – Io e Elisa ci chiedevamo a cosa potrebbe mai servire il secondo autista appeso, ma in India e’ normale trovare l’uomo della colla o l’uomo del the, perche’ ognuno ha un compito tutto suo e non fa quello che non li compete.
Partenza, il morote tossisce e senza sospensioni ci prepariamo a saltare su ogni buca di Bombay.. e vi assicuro che sono tantissime!!
A metà strada ci fermiamo perchè si sono rotti i freni. I freni? si i freni. In cinque secondi si materializzano tre indiani: uno smilzo,uno bassetto e uno cicciottello che sembrano appena usciti da un film; con piedi nudi e la canottiera sporca di morchia che si infilano sotto il pulman e ne escono in tempo zero sentenziando che il problema è risolto. Nessuno sull’autobus sembra preoccupato cosi noi decidiamo che tutto sommato siamo a cavallo.
Dopo 2 ore di superstrada, lasciamo il paesaggio brullo per imboccare una stradina minuscola in mezzo alla verdissima giungla indiana. Attraversiamo tantissimi paesini che stanno iniziando la loro giornata, le donne che lavano vestiti colorati al lavatoio, i mercati del pesce e della verdura, i bambini per strada, le sementi stese in mezzo per ascugarsi, le mucche sacre in mezzo alla strada.
Continuando per l'entroterra, o almeno cosi pensavo, mi chiedevo come mai avessero fatto un resort Acquatico in mezzo alla giungla.
Ad un certo punto le strade diventano sempre piu strette e li ci rendiamo conto di a cosa serva il secondo conducente: aiuta l’autista a fare manovra e vi assicuro che ce n’era davvero bisogno.
Dopo 4 ore di buche, giugla,manovre, caldo soffocante e zero spazio in pulman (anche se io e elisa ci siamo sedute dietro l'autista nel mini sedili nella cabina di guida) siamo arrivati al Resort.
Vi risparmio le mille volte che abbiamo perso la strada e l'assalto della gente locale di un villaggetto che non aveva mai visto un pulman, e le mogli che li prendevano a bastonate perchè cercavano di salire sopra.


Il parco era composto da due piscine con scivoli e tutti si facevano il bagno vestiti, le donne in sari o in Kurta (il vestito tradizionale che indossano le donne nubili formato da pantaloni lunghi e un camicione sopra con sciarpetta in coordinato) , mentre gli uomini in pantaloncini corti e t-shirt. Alla fine mi sono fatta convincere dalle bambine e ho fatto il bagno anche io, con pantaloni lunghi, turbante e camicione – of course!.
Ci siamo divetiti molto, anche perchè le ragazze dello slum erano felicissime e super attive!
A pranzo ho mangiato indiano, ed era pure buonissimo, ma c'è da dire che le Ragazze mi ha detto cosa era spicy e cosa no, e cose era veg oppure no!

Nel pomeriggio abbiamo camminato fino all'oceano, e li ho scoperto che non eravamo nell'entroterra. Guardando la cartina mi sono resa conto che Bombay è divisa in due dal mare, e c'è solo un ponte che porta da un lato all'altro e ad un certo punto le infrestrutture finiscono. Si vede che stanno costruendo le strade etc, ma ci vorranno anni, e quindi per ora servono quattro ore per andare a nord di Bombay.

L'oceano a Virar era magnifico. La spiaggia deserta, solo con le palme e un gruppo di ragazzi che facevano karate al tramonto. Una pace incredibile che si trova difficilmente in Bandra. Il ritorno si è svolto tra camion di polli, mercati locali e buche- Che giornata! Ma ne valeva la pena, e nessuno mi guardava in modo strano perchè ero bianca,in quanto ero piu che inserita. L’india ti entra dentro, ti fa ridere, ti fa arrabbiare ma non smette mai di sorprende, e soprattutto e’ impossibile annoiarsi.

Ora vado al lavoro, e spero che il padrone di casa venga a prendersi il topone, prima che mi venga una qualche malattia a scelta.

Un abbraccio a tutti da Bombay.

1 commento:

  1. wow... non potevi descriverla meglio... a parte la parentesi topo (e tu sai che problema sarebbe per me)come al solito non posso commentare in altro modo che non sia "vorrei esserci pure io!" lov u!

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